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La storia degli internati militari italiani ed i 600.000 no di una resistenza dimenticata. Soldati ed Ufficiali, che furono deportati, in seguito al rifiuto di schierarsi e combattere con le truppe tedesche post armistizio dell’8 settembre. Questi uomini furono catturati dalle truppe naziste, inizialmente furono considerati prigionieri di guerra a tutti gli effetti, ma il 20 settembre 1943 Hitler impose che fossero classificati Italienische Militär-Internierte (Internati militari italiani, Imi). Sul piano giuridico la categoria di internato militare identifica i soldati catturati durane la guerra in un paese neutrale e non era certo applicabile ai prigionieri italiani, ma venne comunque adottata dai nazisti in seguito a considerazioni pratiche e politiche, legate all’occupazione della penisola e alla nascita di un nuovo stato fascista nel nord Italia. Gli Imi divennero vittime dell’ideologia razzista e xenofoba propria dei totalitarismi del novecento che in parte nei mesi precedenti avevano contribuito a diffondere.

Considerati appartenenti a una razza inferiore e inaffidabile, furono relegati ai gradini più bassi della società, appena al sopra di ebrei e sovietici, alloggiati in baracche sovraffollate, sporche e fredde, nelle quali ricevevano razioni di cibo inadeguate in termini di quantità e qualità. Più volte fu loro proposto di aderire alle truppe tedesche ma quasi tutti continuarono a rifiutarsi. A seguito del rifiuto la posizione degli Imi subì una nuova svolta. I nazisti ritennero gli italiani più utili come lavoratori che come combattenti e decisero di inserirli nell’apparato produttivo del Reich, ipotesi valutata già prima dell’arresto. Mentre gli ufficiali furono lasciati negli Offlag, con la speranza di un loro ritorno alle armi, la truppa venne decisamente indirizzata verso lo sfruttamento.

Venerdì 28 aprile alle ore 17.30, per non dimenticare queste persone che hanno dato vita ad una resistenza più silenziosa delle altre e spesso per questo dimenticata, il Comune di Vaiano organizza un incontro con dibattito finale presso la Sala del Consiglio comunale al quale interverranno i vari rappresentanti comunali dall'assessore alla Cultura della Memoria Fabiana Fioravanti al Sindaco Primo Bosi, che coordinerà i vari contributi, dal dottor Jozzelli del Museo della Deportazione e della Resistenza all'avvocato Giacco presidente dell'Associazione Uniti per la Costituzione, dal dottor Mammoli e dott. Gargini dell'Associazione nazionale ex Internati alla dottoressa Brandi, presidente dell'Associazione Nazionale Partigiani italiani di Vaiano, fino al professor Verruti dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e all’intervento del presidente Associazione nazionale Alpini, dottor Tigli.

Ultimo aggiornamento

26-04-2023 07:04

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