Villa del Mulinaccio
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Presentazione
Un luogo della memoria particolarmente suggestivo.
Dove si sta bene ed è bello incontrarsi. Ben restaurato e reso funzionale, ben tenuto e ben usato dal Comune di Vaiano,a dimostrazione che il pubblico può realizzare davvero l’idea di valorizzazione di un bene collettivo.
La villa del Mulinaccio può diventare un buon biglietto da visita in senso turistico ed un’occasione importante per l’economia locale.
Un motivo in più per arrivare in val di Bisenzio, per conoscerla e per apprezzarne le qualità ambientali, l’accoglienza e la creatività della sua gente, i prodotti agro-alimentari,le ricette, tradizionali e non, che ne fanno una buona tavola.
Ma con senso etico ed attenzione ai valori che vogliamo far crescere, perché la regia è del pubblico ed il Comune di Vaiano ha una sua idea, parlando di stili di vita, di ambiente e di cultura, di salute, di qualità dello stare insieme, di occasioni pensate particolarmente per bambini e famiglie.
Benvenuti alla villa del Mulinaccio
La Storia
Ai tempi di Galileo la villa del Mulinaccio già fronteggiava quella di S.Gaudenzio che apparteneva ai Buonamici.
La villa padronale del Mulinaccio, diventata poi sede dell’omonima fattoria dei signori Vai di Prato, prese il nome da un vecchio mulino alimentato dalle acque che scendevano dai monti di Schignano, dopo l’acquisto nel 1470 ne fece Francesco Sassetti, braccio destro di Lorenzo Il Magnifico e banchiere del Banco de’ Medici in varie città europee.
A costruire la parte più antica della villa fu Cosimo Sassetti, tra la fine XV e gli inizi del XVI secolo su un edificio preesistente, ma un secolo dopo (1609) nella proprietà subentrarono gli Strozzi, che, seguendo l'esempio di altre ricche casate fiorentine cercavano di estendere i loro possedimenti di campagna. Filippo Strozzi nel 1490 possedeva una casa sul poggio del Maglio e i suoi discendenti mantennero altre proprietà nella zona anche dopo il 1661, l'anno in cui vendettero la villa del Mulinaccio ai signori Vai (che ne conservarono la proprietà fino all’estinzione della famiglia, nel 1956), per 14 mila scudi dell'epoca.
Già allora non si trattava solamente della villa, bensì di numerosi poderi (nel Novecento erano 36 e giungevano fino a Cerreto di Prato), tanto che le costruzioni che sorsero attorno al primo nucleo signorile erano funzionali alle necessità di conservazione e di trasformazione dei prodotti della fattoria.
Di questo occorre tener conto nella ‘lettura’ delle varie parti e degli annessi dell’edificio, che fu restaurato e ampliato nel XVIII secolo. I lavori iniziarono nel 1722, epoca a cui si fa risalire l’ala meridionale e la cappella di S.Antonio Abate.
La chiesa è un esempio di barocchetto pratese, con pianta rettangolare e una decorazione che alterna stucchi e finti marmi. La sua elegante facciata mostra una finestra con cornice curvilinea e ornata di volute e un affresco particolare (il cosiddetto Muratorino) che vuole ricordare il contributo delle maestranze alla costruzione della villa, del giardino murato con Ninfeo e della Tinaia. Per tradizione davanti a questa chiesa intorno alla festa di S.Antonio, il 17 gennaio, si svolge ancora la benedizione degli animali.
All’interno il complesso del Mulinaccio si articola intorno ad un cortile sul quale prospettano villa e annessi.
Per quanto concerne il nucleo cinquecentesco esso fu costruito al tempo dei Sassetti (a partire dalla fine del XV secolo, a lato del Salvatico (Ragnaia, nei documenti antichi) che fino al ‘700 costituiva un’area importante, digradante fino al Bisenzio. Il boschetto, ancora esistente a settentrione della villa, rispecchia i canoni estetici delle ville rinascimentali ed è una parte della vecchia “Ragnaia”.
Al giardino si accede attraverso la caratteristica scalinata, a lato della quale si apre un pianoterra che fa parte del primo nucleo dell’edificio e che, a seguito di ristrutturazioni funzionali alle necessità della fattoria, si articola in dieci diversi locali con soffitto a volte, collegati tra loro.
La facciata rinascimentale dell’edificio cinquecentesco ha linee severe, con finestre rettangolari e portale centinato in pietre lavorate a bugne lisce, sormontato da stemma e fiancheggiato da quattro finestre inginocchiate (replicate anche sul lato meridionale).
Davanti al prospetto cinquecentesco si stende uno spalto erboso, ricondotto a prato, con vasca ottogonale, che si apre a terrazza sulla valle.
I locali sottostanti il nucleo cinquecentesco, con caratteristici soffitti a volta, erano originariamente adibiti a cantina, contenente botti di rovere o di castagno di Slovenia, con antichi strettoi mediante i quali si stringevano le vinacce.
Il frantoio era collegato ad un invaso sotterraneo (di cui resta ancora traccia) che raccoglieva le acque dei due fossi che scorrono nei pressi dell’edificio. Nei sotterranei è ancora visibile il ritrecine di grande diametro, con le pale di quercia per meglio sfruttare la forza dell’acqua. Al frantoio era annessa l’orciaia padronale, per la migliore conservazione dell’olio.
Si tratta degli ambienti più rustici, afferenti alla vita della fattoria, cui deve aggiungersi, per funzione, il grande locale adiacente al cancello d’ingresso al cortile nato come tinaia e costruito su due piani, uno a livello della strada, con ampia corte in origine pavimentata con manufatti dell’antistante fornace, ed uno a livello del giardino murato del Ninfeo (e con esso direttamente collegato), ad emiciclo a tre nicchie fra lesene binate, ornato di decorazioni realizzate con pietre spugnose (i caratteristici “spugni” di Savignano, raccolti lungo il torrente Nosa), madreperla e mosaici.
Di particolare interesse, per comprendere la vita della fattoria, è il piccolo Scrittoio del Fattore, nei mezzanini, con materiali archivistici e ritratti della villa del Mulinaccio.
Fra i personaggi che vissero qui sono da ricordare Filippo Sassetti, letterato rinascimentale e navigatore al servizio dei Portoghesi, autore di 120 lettere che parlano dei suoi viaggi, e Giuseppe Vai, membro dell’Accademia dei Georgofili, promotore della sistemazione idrica della zona attraverso serre di contenimento, di colture sperimentali (a lui si devono i tre grandi cedri monumentali del giardino ed il boschetto dei bambù) e del rimboschimento del monte di Javello. Negli anni Venti del Novecento l’edificio della fattoria (nella parte alta dell’ala meridionale) divenne anche centro di formazione professionale per i contadini, con l’apertura della scuola di innesti, seguita alla sperimentazione della vite americana (nel 1922) del professor Vittorio Racah. Ai partecipanti al corso, che imparavano le varie fasi della coltura della vite e le tecniche d’innesto, veniva consegnato un attestato di frequenza e un diploma.
Oggi la villa del Mulinaccio ha un piccolo pomario di frutta antica, frutto di innesti per mantenere la biodiversità delle piante locali, una fioriera di erbe aromatiche pensata anche per i non vedenti, siepi di fiori perenni e un orto didattico, lungo il percorso del Parco, che è compreso nell’Area Protetta del Monteferrato.
Filiera Corta
Il Comune di Vaiano mette al centro del suo impegno la valorizzazione dei prodotti di filiera corta, in un’ottica di rete territoriale, fatta di luoghi, di esperienze multifunzionali, di prodotti, di aziende, di associazioni e di persone convinte di percorrere la strada di nuovi stili di vita, ispirati alla naturalità, alla ricerca di prodotti buoni e genuini, alla riscoperta di una cultura antica che guarda alle esigenze di oggi.
In questo senso la villa del Mulinaccio, all’interno dell’Area Protetta del Monteferrato costituisce un importante volano per lo sviluppo dell’agricoltura locale, per l’informazione turistica, per il country life, legato alla dimensione dell’accoglienza, della socialità e del gusto ritrovato della tavola tradizionale.
Filiera corta alla villa del Mulinaccio vuol dire:
assaggi nelle Antiche Cantine per la promozione delle risorse locali, per l’educazione al gusto ed alla salute a tavola;
eventi e percorsi, con particolare attenzione a famiglie e bambini, nel rispetto rigoroso delle regole dell’ecosostenibilità;
manifestazioni e cerimonie private;
eventi, incontri con grandi personaggi, spettacoli teatrali e musicali, con proposte di piccolo ristoro di qualità e d’autore;
convegni, corsi di formazione, buone pratiche nelle politiche ambientali e nella salvaguardia della bio-diversità;
attività culturali, visite alla al primo piano della villa ed allo Scrittoio del Fattore, esposizioni d’arte, mostre e percorsi legati alla storia ed alla riscoperta della villa del Mulinaccio, di Vaiano e della val di Bisenzio, in collegamento con la Badia di Vaiano e la Casa natia di Lorenzo Bartolini (rete delle Case della Memoria).
Mercatale di prodotti, nel corso delle singole manifestazioni, proponendo:
biscotti tipici di produzione artigiana locale.
olio extravergine;
miele;
marmellate e composte di frutta di origine antica;
tartufi nero scorzone, con area di raccolta delimitata;
grano farro;
grano saraceno, adatto per celiaci;
patata di montagna;
birra di castagne e altro;
vino di produzione toscana, in sinergia con aziende agricole dedicate e specificità locali
Gli Spazi Disponibili
E’ il Comune di Vaiano, proprietario del complesso monumentale della “Villa il Mulinaccio”, che ne gestisce l’utilizzo. Poiché si tratta di una proprietà pubblica, indicazione e criteri per la gestione e l’utilizzo del complesso, oltre alle relative tariffe per l’uso degli spazi, sono stati fissati con atti amministrativi. Le richieste per l’utilizzo degli spazi devono essere presentate e protocollate all’ufficio protocollo del Comune, attraverso apposita modulistica, reperibile sia presso gli uffici che direttamente alla sezione Eventi e Cerimonie.
In particolare sono utilizzabili i seguenti ambienti del complesso monumentale:
* Piano nobile della Villa cinquecentesca e il prato antistante
* Boschetto della Villa ( esclusivamente per la celebrazione dei riti di matrimonio)
* Tinaia e Giardino Murato con Ninfeo
Per quanto attiene alle condizioni di utilizzo oltre al Modulo di Richiesta, si troveranno il Foglio di Patti e Condizioni da sottoscrivere da parte del concessionario.
Visite Guidate
La villa del Mulinaccio è luogo della memoria,pensando ai personaggi più importanti che qui hanno vissuto nel passato (come Filippo Sassetti, che qui visse nella sua infanzia e adolescenza e a cui è dedicata la Casa della Memoria), ma anche ai contadini che fecero la fortuna della grande fattoria dei nobili Vaj.
Quindi un luogo del lavoro, nella più schietta tradizione toscana ed un luogo di incontro suggestivo, in un angolo di territorio ben conservato.
Il Comune di Vaiano è entrato in possesso della parte monumentale della villa solo alla fine del 2003 ed ha avviato numerosi interventi di restauro e di recupero funzionale, con il sostegno della Regione Toscana nell’ambito del progetto “Investire in cultura”, che utilizza fondi europei.
Oggi è stata restituita a tutti noi una splendida Villa cinquecentesca.
Il Comune di Vaiano ha pensato di aprire le porte di questa dimora storica e oggi la Villa del Mulinaccio per una visita offre il parco degli alberi monumentali, delle essenze e del pomario di frutta antica, l’ambiente “ritrovato” delle Antiche Cantine Cinquecentesche, con percorso della memoria ed occasioni di assaggi di filiera corta, il piano nobile ed il primo piano restaurato della villa con percorsi espositivi, lo Scrittoio del Fattore nei mezzanini, la Tinaia e il giardino murato con Ninfeo settecentesco.
Esclusivamente su prenotazione sono organizzate visite per gruppi turistici, scuole, gruppi anziani, associazioni e anche singoli cittadini. Le visite vengono effettuate da parte della Fondazione CDSE; per le stesse è previsto il pagamento di un contributo.